martedì 20 gennaio 2009

Val' a cüntàr a Frantón!


















La parolaccia serve a parlare, in modo abbassante e offensivo,
delle pulsioni fondamentali dell'uomo: il sesso, il metabolismo, l'aggressività, la religione.
Per questo, vista la delicatezza dei concetti a cui si riferiscono,
le parolacce sono sempre oggetto di tabu linguistici, e sono diventate
un linguaggio specializzato nell'esprimere le emozioni primarie dell'uomo: rabbia, sorpresa, disgusto, paura, eccetera.

Le parolacce, antiche quanto il linguaggio umano,
si dividono in 3 categorie fondamentali:

- Imprecazioni (es. "merda!"): sono una forma di interiezione,
ovvero di dialogo con se stessi, e servono a sfogare simbolicamente
la propria aggressività contro un oggetto inanimato o contro una situazione; le imprecazioni comprendono anche le profanità
(ovvero l'uso dei termini sacri al di fuori dei contesti religiosi)
e le bestemmie.

- Insulti (es. "coglione!"): sono le parole usate per attaccare e ferire un'altra persona, abbassandone l'autostima.
- Maledizioni (es. "vaffanculo!"): sono le espressioni con cui
si augura il male al destinatario.


Parolaccia, è una forma dispregiativa del termine parola,
che in vernacolo guastallese assume
espressioni particolarmente "colorite"!


Qui di seguito, una piccola ma significativa serie:

Và a dar via i pé!: (va' a dar via i piedi!). Vattene, togliti di mezzo.

Và a dar via 'l cül!: (va' a dar via il culo!). Vatti a far fottere!

Và a dar via 'l organ!: (va' a dar via l'organo!). Idem

Và a farat frìssar!: (va' a farti friggere!).
Va' a quel paese, va' al diavolo! ecc.

Và a la cariöla!: (va' a la cariola!). Idem

Và a sfuraciöli!: (va' a spugnole!). Idem

Và a suìghi!: (và a pavoncelle!) Idem

Và in sla furca!: (va' sulla forca!) Idem

Val' a cüntàr a Frantón!: (valla a raccontare a Franton!).
Non raccontar balle!

da: Vocabolario del Dialetto Guastallese (1997) di Luigi Pietri

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