C’era una volta la Gnoccolata, si chiamava così la festa popolare messa in piazza a Guastalla come protesta contro chi aveva legiferato col pugno pesante tassando la farina che usciva dai mulini. Era il 1868 e tutti la chiamarono “la tassa sulla fame” perché la materia prima per fare pane aumentò, e molto, di prezzo.
Non ci fu famiglia che non ne fosse toccata
nella dolorosa stretta tipica dello stomaco vuoto.
La gente reagì, si può ben capire, ci furono disordini repressi con la forza anche in Emilia.
Gli effetti della tassa sul macinato
si manifestarono dai primi giorni del 1869 e già all’inizio di marzo Guastalla rispondeva a tempo di record con la sua festa grassa in cui si beveva
e si mangiavano gnocchi in barba ai governanti.
Ad una legge tanto impopolare si faceva fronte comune con una reazione non violenta ma godereccia, a ben vedere il massimo dell’oltraggio e del disprezzo verso chi quell’idea nefasta
aveva partorito. Una ribellione sui generis,
acuta e intelligente, non di muscoli o di petto
ma di pancia, tutto sommato molto guastallese.
si manifestarono dai primi giorni del 1869 e già all’inizio di marzo Guastalla rispondeva a tempo di record con la sua festa grassa in cui si beveva
e si mangiavano gnocchi in barba ai governanti.
Ad una legge tanto impopolare si faceva fronte comune con una reazione non violenta ma godereccia, a ben vedere il massimo dell’oltraggio e del disprezzo verso chi quell’idea nefasta
aveva partorito. Una ribellione sui generis,
acuta e intelligente, non di muscoli o di petto
ma di pancia, tutto sommato molto guastallese.
Non tutti sanno che la tassa sulla fame
fu emanata per finanziare l’unità d’Italia, cioè
tutte le spese che il neonato Stato italico doveva affrontare per poter diventare nazione unica
e unificata, sul serio. Le entrate dello Stato erano di gran lunga inferiori al necessario: un deficit enorme, roba da fallimento. Il regio fisco
non funzionava a dovere ma si può ben capire.
Ce li vedete gli ufficiali preposti a raccogliere
le tasse dalle Alpi alla Sicilia passando per Roma
o Napoli a sfidare randellate e schioppettate
di un popolino sbrigativo e avvezzo da sempre
ad arrangiarsi? Qualcuno, si chiamava Quintino Sella, allora concluse: “Meglio una tassa sulla farina, quella almeno la devono pagare tutti. Dovranno pur mangiare.”
fu emanata per finanziare l’unità d’Italia, cioè
tutte le spese che il neonato Stato italico doveva affrontare per poter diventare nazione unica
e unificata, sul serio. Le entrate dello Stato erano di gran lunga inferiori al necessario: un deficit enorme, roba da fallimento. Il regio fisco
non funzionava a dovere ma si può ben capire.
Ce li vedete gli ufficiali preposti a raccogliere
le tasse dalle Alpi alla Sicilia passando per Roma
o Napoli a sfidare randellate e schioppettate
di un popolino sbrigativo e avvezzo da sempre
ad arrangiarsi? Qualcuno, si chiamava Quintino Sella, allora concluse: “Meglio una tassa sulla farina, quella almeno la devono pagare tutti. Dovranno pur mangiare.”
Così nacque l’Italia e così nacque la Gnoccata, unite dalla stessa storia. Figlie degli stessi
anni eroici e degli stessi drammi e passioni
di un Risorgimento che diventava Nazione moderna. Possiamo dire che l’Italia
e la Gnoccata sono sorelle.
anni eroici e degli stessi drammi e passioni
di un Risorgimento che diventava Nazione moderna. Possiamo dire che l’Italia
e la Gnoccata sono sorelle.
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