venerdì 13 febbraio 2009

Il pianeta Po













Troppi "orecchianti" seduti al capezzale del Grande Fiume

da: Giornale di Reggio di venerdì 13 febbraio 2009

Anna Maria Artoni è una guastallese puro sangue. Guastallese è suo padre, il cavaliere del Lavoro Luigi e guastallese era suo nonno “Cirilo”. Giusto sceglierla come personaggio col quale parlare del Po.
Ingiusto e sbagliato è stato intervistarla nel mezzo della bella piazza Bentivoglio di Gualtieri non perché si sia trattato di Gualtieri, ma è che “storicamente” non c’è alcuna attinenza tra la padanità del paese dei Bentivoglio e quella Piccola Capitale dei Gonzaga.
Infatti mi sembrava anacronistico sentire la Artoni parlare di quando suo nonno la portava a vedere il Po, oppure ricordare le cabine sulla spiaggia, tra l’altro sulla sponda mantovana, del mitico “Taschen”. Insomma Gualtieri era ridotta a mera cornice di un discorso che non riguardava affatto né la Artoni, né Guastalla. Forse il conduttore non era al corrente che fra Gualtieri e Guastalla c’è di mezzo il Crostolo che è un autentico confine etnico, tanto che cambia completamente il dialetto. L’esempio mi serve per spiegare che, per parlare del Po, del suo ambiente e della sua gente, bisogna conoscerlo profondamente, e non andare “ad orecchio”. L’impressione vera che ha suscitato in me la trasmissione condotta da Edmondo Berselli
è che il conduttore - autore sia un orecchiante, che si è servito dell’argomento Po per fare del consueto gossip.
Naturalmente cadendo nelle consuete banalità scambiando Zucchero con Wainer Mazza, oppure Pedar da Viadana, autentici cantori del Po; oppure ancora insinuare il concetto che Antonio Ligabue,
il pittore, sia un naif. Sono oramai vent’anni che per tutti, critica e pubblico, Ligabue non è un naif, bensì un artista dotato di un senso iperbolico delle sua realistiche visioni che tutto rappresentano all’infuori del Po. Naturalmente è saltata fuori la solita banale domanda: perchè tanti naifs sulle sponde del Po. Sarebbe stato sufficiente che avessero letto il romanzo di Gustavo Marchesi per avere la risposta. I veri naif padani sono sostanzialmente due:
Pietro Ghizzardi
e Mario Colombo e oggi Udo Toniato,
l’epilogo del cantastorie Andrea Mozzali.
Ma vaglielo a raccontare tutto questo a Berselli. Se voleva parlare di “arte padana” forse valeva la pena soffermarsi maggiormente sulla figura di Arnaldo Bartoli e riscoprire quella di Giovanni Miglioli.
Da ultimo Berengo Gardin, grandissimo fotografo che si lega al mondo padano per aver pubblicato un volume di fotografie titolato “Un Paese - 25 anni dopo”. Aveva rifatto le fotografie che 25 anni prima aveva scattato il grande Paul Strand. E Zavattini?
E’ saltato fuori che era un gran mangiatore e un gran bevitore. Balle.
Il pranzo di Zavattini era una cotoletta alla milanese, che cucinava lui stesso, e la sua bevanda era la Coca Cola. Era un grande frequentatore di osterie, da Sant’Anna di Poviglio a Villastrada di Dosolo. Dettava ricette, quelle sì e su quelle ricette Arneo Nizzoli ci ha costruito una fortuna. Ma di Zavattini avremo tempo per parlarne. Fra persone competenti e non tra “orecchianti”. Torniamo dunque a Mario Soldati o a Sandro Bolchi se vogliamo davvero parlare del Po.

Umberto Bonafini

Nessun commento: