domenica 17 ottobre 2010

Pesci-alieni nel Po















"In Po non ci sono più i pesci che finivano sulla tavola dei nostri padri e dei nostri nonni."

Abbiamo preso atto della triste realtà
con le ultime indagini convalidate dalla pescata effettuata solo pochi giorni fa per il controllo 
e la classificazione delle specie.

Questa la dichiarazione di Francesco Nonnis Marzano, docente di biologia animale all'ateneo di Parma. I numeri sono impressionanti: secondo l'International Union for Conservation of Nature (IUCN), il 99% delle 50 specie autoctone 
del grande fiume sono nella lista rossa 
dei pesci a rischio di estinzione.  
La tinca, l'anguilla, il luccio, la cheppia, sono ormai un ricordo. Resiste bene solo il cavedano.

Nel grande fiume, sono arrivati i pesci-alieni
in pochi anni sono diventati i padroni delle acque. Quarantatrè specie alloctone, dal siluro 
al lucioperca, dal barbo danubiano al pesce gatto americano, hanno tolto cibo e spazio ai pesci nostrani. 














"La storia del pesce gatto, dice il professore, 
mi sembra emblematica. C'era quello "nostrano" 
(che proprio nostrano non era, in quanto importato dal Nord America alla fine dell'800) 
ma ormai acclimatato e considerato autoctono. 
I proprietari dei laghetti di pesca sportiva hanno scoperto però che con il pesce gatto americano, Channel cat fish, che pesa almeno tre chili e non tre etti come il nostrano, per i pescatori c'era più soddisfazione e così l'hanno importato dagli Stati Uniti agli inizi degli anni '70. 
Qualche esondazione, qualche fuga attraverso 
i fossi di scolo, e l'americano è finito in Po, sfrattando il nostrano. Stessa storia per il siluro. 

Ai pescatori non sembrava vero catturare un pesce da 70 chili, per farsi poi la foto da mostrare come trofeo agli amici. Anche questo animale, capace di mangiare oltre agli altri pesci anche anatre e nutrie (le ho trovate io nella sua pancia) è diventato uno dei grandi predatori del fiume".

da: La Repubblica del 09 ottobre 2010 

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