Riportiamo le considerazioni
dello storico Daniele Daolio,
nonchè Presidente
dell'associazione L'Argine Maestro,
su quanto sin qui emerso:
L’ultimo ritrovamento di laterizi di epoca romana a Guastalla è molto interessante sotto diversi aspetti. L’area dell’affioramento, compresa
tra via Solarolo e via Pieve, è vitale per lo studio
del delicato e localmente sconosciuto periodo
di passaggio tra l’epoca romana e quella altomedievale e, tra l’altro, non è certo la sola
ad essere indicabile come ad alta potenzialità
dal punto di vista archeologico.
Infatti proprio su quel sito ho individuato,
come pubblicato sul volume Antiche terre
del fiume Po, l’esistenza di un paleoalveo
del Po, quindi un ramo antico del fiume.
La datazione di questo alveo è complessa
e mi aspetto proprio dai ritrovamenti elementi utili per questo fine.
La presenza di quel corso d’acqua potrebbe essere stato il motivo dell’esistenza di quella che sembra essere un’abitazione oppure potrebbe averne decretato la fine inondandola, coprendola di limo e salvando così il materiale fittile dai prelievi
e riutilizzi di epoche successive.
In mancanza di altri dati non è possibile trarre alcuna conclusione.
A brevissima distanza dal luogo in cui si sta scavando, circa 100 metri o poco più, correva
la via romana che collegava Regium Lepidi
con Mantua e che sfruttava
un attraversamento del Po obbligato coincidente proprio con l’area tra via Solarolo e via Pieve. Siamo quindi su un importante innesto tra la viabilità stradale e quella fluviale dell’antichità.
Difficile poterlo intuire oggi senza sondare
il sottosuolo, ma si tratta di un luogo che, in un determinato periodo storico, vide svolgersi sui suoi terreni, sulle sue acque da secoli scomparse
e sugli insediamenti una serie di attività
che rappresentarono un momento importante
per l’economia della zona e per il suo sviluppo. Possiamo dire che proprio in questo angolo
di terra si videro i segni della fine dell’impero romano e l’inizio di quella che sarà la vita della comunità guastallese al tempo dei Longobardi,
dei Franchi e, molto dopo,
della stessa Matilde di Canossa.
A Guastalla i reperti di epoca romana si trovano generalmente attorno ai tre metri circa
di profondità. Solo raramente ci possono essere escavazioni fino a tale livello nel sottosuolo:
per questo i ritrovamenti sono rari.
Uno scavo del genere ha messo in luce la presenza di un insediamento di cui non abbiamo ancora elementi per giudicarne ampiezza
e caratteristiche ma che, collocato nel contesto
dei ritrovamenti già avvenuti nell’ambito comunale e in quello degli studi che ho compiuto, conferma senza dubbio alcuno la capillarità
della presenza romana su terre che fino a pochi
anni fa si ritenevano non abitabili perché
coperte da paludi. Il ritrovamento appena avvenuto è l’ennesima conferma che quell’assunto rappresenta un falso storico.
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