mercoledì 9 dicembre 2009

È iniziata la Campagna Soci 2010













Caro Amico,

noi crediamo che essere nati e vivere in un territorio unico come quello vicino al Grande Po sia un Valore.
Se anche tu lo apprezzi, puoi fare del 2010 l'anno de
L'Argine Maestro.
Iscrivendoti alla nostra Associazione contribuirai a divulgare quanto
di più caro ancora abbiamo per raccontare la nostra terra: la Bassa,
in particolare quella tra Reggio e Mantova.
Ci occuperemo di Storia locale, Archeologia, Dialetti,
Ricerche sul paesaggio, sull’ambiente e su tutto quanto rende uniche le nostre tradizioni.
Ci attiveremo per raccogliere, serbare e divulgare i racconti
dei nostri vecchi perché solo salvando questi patrimoni potremo affrontare un futuro migliore, consapevoli delle nostre radici.

Vuoi essere parte di un grande progetto?

Vuoi dare una mano per la salvaguardia
della cultura delle terre basse del Po?

Sei dei nostri?

Scrivici all’indirizzo e-mail: daolio@arginemaestro.org





sabato 5 dicembre 2009

Tre cortometraggi che raccontano... buone storie.









Navigando nel web, ho scoperto tre "perle" di rara bellezza!

Con questa preziosa segnalazione, ne faccio virtualmente
dono
agli amici de L'argine Maestro e li ringrazio
di cuore per il meritorio impegno con cui contribuiscono

a divulgare le Bellezze ed i Valori del proprio territorio.

Donato Natuzzi



Ermanno Olmi, Gabriele Salvatores
e Paolo Sorrentino
presentano i cortometraggi di tre giovani registi di talento.
Una trilogia
che continua e arricchisce il percorso
di “Per Fiducia”, il progetto cinematografico nato in collaborazione con Intesa Sanpaolo con l’intento di raccontare
le forze positive e vitali che animano
il nostro Paese
.


Buona visione all'indirizzo: www.perfiducia.com


venerdì 4 dicembre 2009

Zavattini contro la terra. Il fumetto tra letteratura e cinema


















Sabato 5 dicembre alle ore 18.00 allo Spazio Gerra
di Reggio Emilia si inaugura la mostra Zavattini contro la Terra Il fumetto tra letteratura e cinema a cura di Edo Chieregato (Hamelin Associazione Culturale) e Giuseppe De Mattia (Cineteca di Bologna), promossa dal Comune di Reggio Emilia (Assessorato Cultura e Università - Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia - Musei Civici di Reggio Emilia), dall’Archivio Cesare Zavattini
di Reggio Emilia, dalla Cineteca del Comune di Bologna
e dall’Associazione culturale Hamelin.
In occasione dell’apertura ufficiale della mostra alle 18,30
si terrà una lettura-performance accompagnata da sonorità
e da un'installazione video con Stefano Raspini, Paolo Nori
e Alfredo Gianolio di Non libro più disco di Zavattini
nella riedizione (ed. Le Lettere), a cura di Stefania Parigi
con un'introduzione di Paolo Nori.

Cesare Zavattini, scrittore, giornalista, soggettista, pittore è anche tra i grandi maestri che negli anni Trenta contribuiscono a sviluppare il fumetto italiano. Per favorire la conoscenza dell’opera di un artista a tutto tondo, il cui sguardo
è tra i più rappresentativi del Neorealismo italiano, la Cineteca del Comune di Bologna, l’Archivio Cesare Zavattini
e la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia hanno sviluppato
l’idea di una mostra dedicata al fumetto, un linguaggio
tra letteratura e cinema che ha coinvolto Zavattini proprio nel mezzo
delle sue scorribande tra mezzi espressivi diversi.

L’esposizione, aperta fino al 6 gennaio 2010 a ingresso libero,
vuole dunque rendere noto un aspetto della sua carriera, forse
meno conosciuto e meno approfondito di altri, ma che è ugualmente significativo sia per la poetica immaginativa che lo caratterizza,
sia per il contributo linguistico e il sotteso impegno ideologico
che offrì al fumetto in Italia.

La mostra ripercorre e indaga il rapporto tra Zavattini e il fumetto attraverso una sezione di carattere storico con le storie illustrate
da alcuni dei maggiori disegnatori dell’epoca come Walter Molino,
Pier Lorenzo De Vita e Kurt Caesar, e l’approfondimento dedicato
a Saturno contro la Terra e al suo malvagio protagonista Rebo,
con le indimenticabili riletture da parte di Luciano Bottaro,
di Stefano Tamburini e Tanino Liberatore, e inoltre i bozzetti
che il grande Magnus realizzò affascinato da questo personaggio.
Saturno contro la Terra (1936), il primo fumetto di ispirazione fantascientifica illustrato da Giovanni Scolari e sceneggiato
da Federico Pedrocchi, si porrà come una delle più autorevoli
incursioni del fumetto italiano nel territorio della science-fiction.

Ma Zavattini contro la Terra vuole essere anche un caloroso omaggio ad un maestro dalla fervida immaginazione che non smette mai
di fare scuola. Due autori del fumetto italiano contemporaneo interpretano lo Zavattini soggettista per il cinema, attraverso una lettura personale con studi di personaggi e disegni. Alessandro Tota rilegge Miracolo a Milano (1951) attraverso degli appunti per un possibile remake del film di De Sica, e mette in scena i personaggi mai visualizzati di Diamo a tutti un cavallo a dondolo (1939), recuperando la lezione visiva di maestri come Bruno Angoletta,
Sto e Grosz alla ricerca dell’imprevedibile humor zavattiniano.
Marco Corona
, invece, interpreta attraverso un diario per immagini
il soggetto per Sciuscià (1946), riscoprendo i personaggi, le scene,
i luoghi, i colori e le atmosfere romane ispirate dalla scrittura zavattiniana.

Spazio Gerra Piazza XXV Aprile, Reggio Emilia
5 dicembre 2009 - 6 gennaio 2010
Inaugurazione sabato 5 dicembre ore 18
Ingresso libero

Orari da martedì a venerdì 9-12 e 16-20
sabato, domenica e festivi 10-13 e 16-23, lunedì chiuso

Info: 0522 456635
info@spaziogerra.it
www.spaziogerra.it

martedì 24 novembre 2009

Location da film: Guastalla











Navigando nella rete, mi sono imbattuto nel blog: Abbracci
e Pop Corn ...trovando particolarmente interessante il post
"I Luoghi nel Cinema" che propone, tra tante, anche una ricca documentazione fotografica interamente dedicata
al set cinematografico di Novecento, a Guastalla.
Grazie alla disponibilità e alla cortesia dell'autore,
ne propongo qui di seguito un estratto:

NOVECENTO, di Bernardo Bertolucci (1976)

"...in una vecchia cascina in disuso c'è la casa della lega.
Lì insegna la maestra veneta Anita Foschi (Stefania Sandrelli)
e fra gli scolari ci sono quattro vecchi ormai inabili a qualsiasi lavoro:
non è mai tardi per imparare, dicevano Giuseppe Massarenti e Andrea Costa. I vecchi si fermano fino a notte, si fanno compagnia e non saprebbero dove stare meglio di lì.






















Ma si aggirano le squadre fasciste finanziate dagli agrari.
Danno fuoco alla cascina, dentro ci sono solo i quattro
vecchi che muoiono bruciati.












Il giorno dopo, sotto i portici del paese non c'è nessuno.
Nella strada si vede uno sparuto corteo. Davanti c'è Anita che piange e grida: aprite le finestre, scendete per strada. Ma le finestre non si aprono, per strada c'è solo Anita, poi il paisano Olmo Dalcò (Gérard Depardieu) davanti ai buoi che tirano il carro su cui ci sono i quattro corpi carbonizzati.


























Anche in piazza non c'è nessuno.
Un garzone fornaio in bicicletta con la gerla sulle spalle
rafforza la sensazione di solitudine e di abbandono.
(E' l'odierna Piazza Mazzini di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia. Si vede la facciata della Cattedrale di San Pietro e,
in fondo alla piazza, il monumento in bronzo
opera di Leone Leoni
e dedicato a Ferrante I Gonzaga).































Anita piange, ma dall'altra parte della piazza arriva una musica.
Prima non si vede nessuno, poi compare nella piazza
una banda che suona.









































Dietro alla banda ci sono le persone, più vecchi che giovani,
tutti col fazzoletto rosso al collo. Anche Anita e Olmo se lo mettono.
La banda ed il corteo percorrono la piazza, mentre finalmente altre
persone scendono per strada. Ci sono anche le forze dell'ordine,
ma non intervengono. Stanno fermi a cavallo sul lato della piazza
dove c'è il monumento a Ferrante, di cui si vede il basamento.






















Gli avversari non escono, sono in un caffé e non sanno che fare, perché c'è anche chi prova pietà per quello che è successo.
Finché Attila Melanchini (Donald Shuterland), il nuovo fattore dei Berlinghieri, fascista dichiarato, li conciona e spiega che i buoni sentimenti occorre rimuoverli quando si è in pericolo, e per rafforzare il concetto, prende una gatto e l'ammazza con una testata.











Non aspettavano altro. Serviva proprio qualcuno che li scaldasse
e li convincesse, e in Attila l'hanno trovato. Escono dal caffé cantando una canzone fascista e si dirigono verso la piazza, ormai deserta. La banda ed il corteo se ne sono andati, i fascisti cantano e le forze dell'ordine occupano la piazza..."













P.S.
Ci sono quattro paesi nella Bassa Reggiana in cui andavo spesso per lavoro. Quattro paesi uno in fila all'altro, arrivando da Parma: Brescello, Boretto, Gualtieri e Guastalla.
Molto simili, eppure, per chi li conosce bene, anche diversi.
Mi ci sono affezionato e ci tornavo anche alla domenica.
Ma durante la settimana, sul lavoro, non mancavo mai di farmi un giro in ognuno di questi paesi.
In particolare, una bella camminata sull'argine del Po: da una parte
il fiume, dall'altra la strada. In mezzo c' è l'argine, da cui si vedono dall'alto fiume e paesi.

Solimano

Per ulteriori informazioni e curiosità:
http://abbracciepopcorn.blogspot.com/2009/03/i-luoghi-nel-cinema-novecento-1.html

venerdì 20 novembre 2009

Suggerimenti bibliografici per conoscere Raffaele Vaccari, il re dei liutai.












Già nel lontano 1998, con il titolo L'uomo dei Violini, la casa editrice Briciole di Neve rese omaggio al talento di una persona semplice ma capace, da sola, di rappresentare un'epoca.

La piccola storia di un uomo vissuto nell'ombra...
rappresenta un costume di vita splendidamente raccontato nel testo, del debutto come autrice, di Silvia Bigliardi
cadenzato dalla superlativa interpretazione fotografica
di Luigi Briselli.

Del prezioso volume (ormai fuori catalogo)
esiste, a ben cercare, ancora qualche rara copia in circolazione.
Buona caccia!


















Silvia Bigliardi
L'Uomo dei Violini
1998 Collana Arti & Mestieri
Briciole di Neve
pp. 56 € 18,08
ISBN 88-87003-01-7

giovedì 19 novembre 2009

Tra arte... e moda, le straordinarie creazioni di Edi Avanzi


















“Non puoi immaginare l’emozione che provo,
ogni volta che taglio una stoffa”.

E’ un privilegio raro farmi assistere al taglio di un abito .
Le sue mani si muovono con disinvoltura
e ricordano l’abilità dei chirurghi .

“Per chi è questo vestito ?” “Ah, questo è per me.”
E’ proprio una passione la tua, si vede da come tocchi gli strumenti
e dal tuo modo di sfiorare la stoffa come se fosse materia viva”.

A questo punto Raul, il sarto, mi racconta la sua storia.
“ Devi sapere che all’età di sette anni ho fatto un sogno.
Mi trovavo seduto su un albero, così alto che sfiorava il cielo.
Una voce veniva di lontano e diceva:
Se vuoi conoscere il mistero della vita devi misurare il mondo.
Poi ho tolto di tasca il metro pieghevole e ho incominciato a misurare ogni cosa, con cura, cercando di non sbagliare. Misuravo tutto.
Nel sogno ero felice.

Ma quando mi sono svegliato, ho incontrato l’assillo delle ombre. Tutto quello che avevo misurato in sogno, nella realtà aveva un’ombra e ho scoperto che le ombre si allungano e accorciano
in relazione alla luce.
Poi ho capito che ogni cosa
va misurata quando il sole è immobile…
Da allora non ho desiderato altro che fare il sarto
e per tutta la vita
ho tagliato e cucito.
Adesso ti posso dire il vero segreto. La mia abilità, per via del sogno fatto da bambino, è che posso confezionare qualsiasi abito, senza prendere le misure. Mi limito a guardare le persone negli occhi.
Gli abiti che vedi per le strade, servono solo a nascondere i corpi.”
“E i tuoi ?”
“ I miei rivelano l’anima”
“ Ho vestito re e regine… attori famosi e grandi artisti…”
Lo guardo in silenzio. Poi mi chino su di lui :
“Non sono né un re né un artista, ma vorrei un vestito confezionato da te, caro Raul.”

Il sarto sorride e mi guarda a lungo negli occhi.

liberamente tratto da: “Il ballo degli invisibili”
di Silvano Agosti


Alla
Galleria CAMPANON
prosegue
fino al 25 novembre
la mostra di Edi Avanzi: LE DONNE CHE SONO...

Galleria CAMPANON
Piazza Matteotti Guastalla [RE]
info: 3389389656
www.galleriacampanon.it

martedì 17 novembre 2009

Monologo di Antonio Guidetti al Teatro Ruggeri di Guastalla (RE)


















A Guastalla, in occasione della 554° Fiera di Santa Caterina,
cabaret e sonore risate con Antonio Guidetti.
Giovedì 26 novembre duemilanove,
appuntamento al Teatro Ruggeri di Guastalla (RE)
Dalle ore 21.00 il geniale istrione reggiano esibirà il
meglio degli
efficaci ed esilaranti sketch del proprio repertorio di teatro dialettale senza risparmiarsi
nei giochi verbali di improvvisazione sui più disparati argomenti,
per divertire il suo pubblico
che lo segue ovunque… anche in
posti dove non dovrebbe.

lunedì 16 novembre 2009

“Scaglie di parole. Storie di Parmigiano Reggiano”













Ripetendo un atto di devozione millenaria,
il casaro traccia nel latte e sul formaggio
il propiziatorio segno ieratico della croce.
Il culto di San Lucio, celeste Patrono dei
lavoratori del latte e del formaggio,
gli è molto familiare ed è culto antichissimo
risalente al secolo XIV, il periodo classico
delle grandi transumanze alpine che
caratterizzano l'affermazione dei più
celebrati formaggi italiani.


Pietro Tromellini (1961)


La presentazione della raccolta “Scaglie di parole.
Storie di Parmigiano Reggiano”
e il relativo incontro
con gli autori della collana “Narrazioni Erranti” presso la Libreria del Corso (a Guastalla) ha tempestato, lo scorso sabato pomeriggio, di vivaci suggestioni incredibilmente affascinanti.
I cinque autori, hanno presentato il proprio racconto: Giuliano Bagnoli “Andando al caseificio”, Annamaria Giustardi “Nonna Tisìn”, Luca Manini “Il formaggio dei briganti”, Daniela Masi “Il segreto della crescia” e Pina Tromellini “La scuola Zanelli a Santa Croce”. Stupenda l'nterpretazione di lettura di alcuni brani che attraverso
la calda voce di Veronica Strazzullo ha suscitato intime e palpitanti emozioni.

I diritti di queste storie sono stati donati dagli autori a sostegno di progetti di atelier per gli ospiti della casa protetta di Bagnolo.

giovedì 12 novembre 2009

Straordinariamente creativa... per la passione del cuore, degli occhi e delle mani.

Si preannuncia superlativa (straordinariamente creativa già nell'invito riprodotto a lato) l'incredibile mostra fuori programma
che Loris Marmiroli e Ada Vasconi _ indiscussi "sollecitatori culturali" della Galleria CAMPANON _
si apprestano a regalarci per la 554° edizione della Fiera di Santa Caterina a Guastalla.
Ancora poche ore di trepidazione
per svelare con LE DONNE CHE SONO... la maestria
di Edi Avanzi e l'anima delle sue preziose creazioni.

L'appuntamento con l'inaugurazione della mostra
è per le ore 17.00
di domenica 15 novembre 2009


Galleria CAMPANON
Piazza Matteotti Guastalla [RE]
info: 3389389656
www.galleriacampanon.it

martedì 10 novembre 2009

"Frantón" su GQ


















Da classica icona guastallese a testimonial d’eccezione
per le Edizioni Condé Nast, la statuaria bellezza
di Ferrante Gonzaga sulla patinata cover di GQ
Grazie all'idea progettuale del designer Donato Natuzzi, è stata allestita l'originale copertina che partecipa alla celebrazione della creatività e dei primi 10 anni di storia di GQ

lunedì 9 novembre 2009

Schegge di libertà


















Già "minato" nel corso di lunghi anni da tanta gente cocciuta
e coraggiosa, che sfidò un potere illiberale e repressivo a mani nude
e con il cuore sgombro dall’odio e dalla violenza,
il 9 novembre 1989 crollava definitivamente
il muro di Berlino
.
L’odiosa barriera di cemento e di filo spinato fu spazzata via annientando il simbolo della Guerra Fredda che aveva diviso una città e un continente. Possa il ventennale di questa ricorrenza essere di monito, alle giovani generazioni e a coloro che non c’erano, per non abbassare la guardia contro le dittature e far cadere anche i muri del XXI secolo.

Nella foto: Una scheggia del muro di Berlino

giovedì 29 ottobre 2009

Faiòl, il liutaio di Lentigione.


















Nel centenario della nascita di Raffaele Vaccari
un plauso riconoscente al lavoro di quanti, raccogliendo le testimonianze di chi lo ha conosciuto e le tracce indelebili del suo estro creativo, hanno dato corpo all'accattivante volume con (allegato) DVD: Faiòl, il liutaio di Lentigione.

La storia di Raffaele Vaccari, liutaio di Lentigione di Brescello,
è la testimonianza di una esistenza vissuta all'ombra della notorietà
e del clamore, volta all'esercizio di una attività professionale che aspirava a raggiungere i livelli della creatività e della perfezione.
La cura dei particolari, abilmente combinata con la perfezione
del suono rendono inconfondibile tutta la produzione di Vaccari,
i cui violini, soprattutto, ottennero riconoscimenti ovunque,
nonostante la ritrosia dell'artista a partecipare a concorsi pubblici.
Il suo legame con il paese di Lentigione, da cui non si allontanò mai, rimane indelebile nella sua attività. In piena sintonia con il fascino di queste zone, il violino appartiene a quella fetta di territorio sulle rive del Po dove anche il ballo liscio ebbe la sua importanza.

Sono permanentemente esposti nel Museo del Cinema
e del Territorio
di Brescello: il laboratorio ricostruito, le foto,
i materiali, gli oggetti dello straordinario lavoro di Raffaele Vaccari.

Per ulteriori informazioni:

Associazione Ente Fiera Lentigione
info@entefieralentigione.org

Video Club Brescello
videoclub@maclor.it

Pro Loco di Brescello
g.carpi@comune.brescello.re.it

martedì 27 ottobre 2009

Le Cattedrali dell'Emilia Romagna














Venerdì 6 novembre
2009,
Reggio Emilia ore 15.00
Chiesa Vescovile di San Filippo Neri
(via San Filippo, angolo via don Zeffirino Jodi)

Presentazione del volume:
Le Cattedrali
dell’Emilia-Romagna

Storia, arte, liturgia.
Lo stato di adeguamento delle Chiese Cattedrali
della Regione
Ecclesiastica Emilia-Romagna
alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II


a cura di Giorgio Della Longa,
Antonio Marchesi, Massimiliano Valdinoci,
Rovereto, Nicolodi, 2007.

Interventi:

Liturgia e spazio cultuale
prima e dopo
il Concilio Vaticano II

Giuseppe Busani

Le Cattedrali dell’Emilia-Romagna:
presentazione di alcuni casi studio

Massimiliano Valdinoci

Le Cattedrali dell’Emilia-Romagna:
adeguamento liturgico
fra conservazione e innovazione

Antonio Marchesi

Le Cattedrali dell’Emilia-Romagna:
la necessità della sperimentazione

Giorgio Della Longa

La Cattedrale di Reggio Emilia:
spazio architettonico ed esigenze celebrative

Mauro Severi

modera:
Giancarlo Santi




Per informazioni:

Ufficio Diocesano Beni Culturali

Curia Vescovile
Via Vittorio Veneto, 6
42100 Reggio Emilia
Tel. 0522.402210
udbce-re@libero.it
www.fabbricaduomo.re.it

lunedì 26 ottobre 2009

Villarotta o Villa dei Cappelli?

Un preziosa fotografia degli anni '50: Cesare Zavattini in visita alla fabbrica dei cappelli di paglia dei F.lli Barbieri in Luzzara.

La tradizione della tessitura dei cappelli di paglia deve molto
a Niccolò Biondo di origini carpigiane. Nel secolo XVI iniziò la lavorazione dei trucioli ricavati a "fettucce" sfilando a mano, con una roncola, tronchi di salice. Vi sono testimonianze scritte, "grida" dello Stato Estense risalenti al 1600, che documentano il divieto d'esportazione della tecnica in altre realtà territoriali. Probabilmente i veri divulgatori della lavorazione del truciolo in loco furono
gli Agostiniani (a Villarotta nel corso del Seicento la fondazione
del convento dell'ordine) che con "il fare la treccia" trovarono una risposta all'esigenza di occupare le fanciulle orfane e alla necessità
di provvedere al loro sostentamento. Nel 1700 si conosce addirittura l'istituzione di una scuola di "Tecniche di lavorazione del truciolo", un'attività sicuramente molto importante per il territorio
e che permetteva di integrare il magro bilancio familiare.
Nelle mappe del secolo XVIII il toponimo "Villa de' Cappelli"
rimarca la tipicità di quell'esclusiva occupazione a Villarotta.


















E' stato pubblicato un volume sull'attività della treccia e della lavorazione dei cappelli di paglia, che bene illustra con dovizia
di immagini e di ricostruzione storica, l'attività originata a Carpi
e diffusasi a Villarotta, a Luzzara e dintorni. Da Villarotta il cappello
di paglia venne esportato nelle Americhe, dall'800 (Ditta Angeli Candido) alla prima metà del '900 (Pietro Terzi).
Il volume contiene anche le ultime testimonianze dei truciolai
e degli artigiani villarottesi.


Franco Canova, Cesare Bulgarelli
Treccia Cappello Arte. Dalla "Rotta" alle Americhe
CDL edizione e diffusione opere di cultura locale_2009
€ 24,50

sabato 24 ottobre 2009

L'arte dell'intreccio delle "paglie"

Databile tra il 1950 e il 1960 questa testimonianza fotografica
di una trecciaiola molto attenta a quanto le accade intorno, conferma che non vi erano grandi necessità
di verificare con lo sguardo il lavoro svolto meccanicamente
e determinato solo dal semplice tatto delle dita
che intrecciavano i trucioli.




Le donne anziane, le giovani nei momenti di tregua dai lavori pesanti, le bambine per passatempo e anche gli uomini durante la sosta invernale dai lavori della campagna si dedicavano a fare la treccia. Nelle stalle, non v'era filos senza donne che intrecciavano i paioli. C'era anche una Scuola di Treccia, a Villarotta, tenuta dalla Ester di Zachìa, che abitava proprio nelle stanzette della Chiavica dove suo padre era addetto alla custodia: lei accoglieva le ragazzine
e insegnava loro a muovere le "paglie" per fare la treccia e ad usare
i "ferri" per fare le "scapinelle" (calzini).
Un pò dovunque, ci si sedeva su basse seggiole spagliate davanti alla porta di casa, nei cortili, negli ànditi freschi e scuri d'estate, negli stanzini arrangiati alla meglio per stare più caldi (detti fnej o fnilin) d'inverno, o nelle stalle in campagna.
Non di rado si vedevano trecciaiole entrare al cinema col treccino al braccio per non smettere la lavorazione. Si faceva la treccia in ogni momento del giorno, specialmente di pomeriggio e di sera, sempre
in compagnia. Merito delle lunghe trecce era quello di legare le persone in un rapporto amichevole, il treccino fra le dita era come il filo di una trasmittente che non aveva tregua: veloci le dita quanto veloce era la lingua per comunicare notizie di paese, di vicinato, i pettegolezzi, le verità o le mezze bugìe. Fare la treccia era dunque per molte anziane anche un rimedio alla solitudine. Non era certo una fonte di lauti guadagni: solo pochi spiccioli per una treccia di circa 64 metri, che servivano per pagare qualche debituccio, per togliersi un capriccio e, talvolta, per comperare il pane e la pasta.
Si contava sulle velocità delle mani, cioè sul numero di trecce fatte che si riusciva a lavorare in un giorno. Le più esperte facevano trecce con più di tre paioli (fino a 8-10, addirittura!) e guadagnavano di più.
Prima di essere consegnata al truciolaio, la treccia veniva stirata, passata col "cilindar" (slissin o ridlina) e misurata con il "pass"
(al slargà) di un metro, sui cui pioli laterali veniva avvolta per una trentina di giri. L'occhio esperto del truciolaio (o del partidante, che distribuiva le "paglie" alle donne) controllava al ritiro che il lavoro fosse perfetto e contava i mazzoni (slargà) consegnati.
L'attività del truciolo rallentava molto durante l'estate, perchè il caldo asciugava il legno e le paglie con il rischio che si rompessero.

venerdì 23 ottobre 2009

Il Museo della Treccia, una storia nella storia... per il piacere di ritrovare il nostro passato lontano e recente.















Merita anche più di una visita il piccolo "Museo della treccia
e dell’industria del cappello"
che a Villarotta, lo storico paese dei "Cappelli di Paglia", finalmente rende omaggio a un mondo ormai perduto e offre una esplorazione inconsueta di quel particolare lavoro artigianale (considerato una vera e propria arte
nel corso dei secoli) che consentiva la trasformazione di paglie sottili (trucioli) di salice e di pioppo in cappelli di treccia di legno.














Nella foto: il Signor
Nullo Ruina
, truciolaio villarottese con 50 anni di esperienza sulle spalle, che ha donato
la propria attrezzatura
al Museo della Treccia avendo cessato l'attività nel 2002.








La sede è collocata all'interno della quattrocentesca Chiavica di Villarotta edificata sul Cavo Tagliata e la cui escavazione risalente al 1218 venne tracciata ripercorrendo il vecchio ramo interrito del Po morto da Guastalla a Reggiolo-Moglia-Bondanello.
L'opera idraulica, con paraporti, fu costruita sul Cavo Tagliata
per la funzione di impedire i rigurgiti delle piene del Cavo Fiuma (Parmigiana-Moglia). Indubbiamente il manufatto, realizzato per bonificare i terreni e aumentare la produzione agricola oltre che a favorire il sorgere di nuovi centri abitati, è la principale e più antica testimonianza storica del paese.


















Orari di apertura del Museo della Treccia:
Giovedì 9.00 / 12.00
Domenica 14.30 / 17.00

Per informazioni e prenotazioni visite, contattare:
Centro Culturale Cesare Zavattini_Luzzara_(RE)_Tel. 0522 977612
Circolo Fotografico "La Treccia" Tel. 339 7672695

giovedì 22 ottobre 2009

Festival d'Ottobre: "Un Po"












Motonavi, palcoscenici, storie d'acqua, e tigri dipinte a Boretto, Gualtieri e Guastalla:
il mondo di Antonio Ligabue.


Dal 17 al 25 ottobre 2009

La cultura del "Grande Fiume" è parte integrante della coscienza collettiva della gente reggiana. Essa vanta una ricchezza
di elementi e fascinosità che non tradiscono mai chi li voglia scoprire e frequentare. Anche quest'anno il Festival d'Ottobre "Un Po", propone una nuova serie di appuntamenti per "navigare" nelle acque inquiete e costantemente rinnovate dell'arte, della musica, della letteratura, tra i luoghi storici del fiume, i suoi figli e i temi di suggestioni e visioni di questa terra che si modifica e si rinnova.
A ogni piena
infatti qualcosa scompare - un sentiero, un vecchio rudere, un tratto di bosco - e qualcosa riappare:
una vecchia barca, la carcassa di un'auto, un tronco primordiale.
Un pò come nella nostra mente: dalla memoria affiorano sentimenti, luoghi, volti ed impressioni.

Per informazioni:
www.biennaledelpaesaggio.it

mercoledì 21 ottobre 2009

Forti sollecitazioni visive e sonore scatenano emozioni profonde come i ricordi.


















In questi giorni, nel centro di Guastalla, la possibilità di proiettarsi fisicamente in una installazione artistica davvero unica. C'è tempo fino al 31 ottobre 2009 per regalarsi la visione di una stupenda favola moderna in grado di scatenare suggestioni e regalare emozioni tali da rendere la mostra valevole di essere visitata.

VERONICA MONTANINO
Al Filòs
a cura di Gianluca Marziani

Dal 10 al 31 ottobre 2009
Chiesa Monumentale San Francesco
Strada comunale Giovanni Passerini _ Guastalla _RE_

Mercoledì - Sabato - Domenica ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 18.30
Ingresso LIBERO

martedì 20 ottobre 2009

Ligabue al Festival del Film di Roma


















Al Festival Internazionale del Film di Roma (15-23 ottobre 2009), sarà presentato in anteprima mondiale il film-dossier
dedicato alla vita artistica del pittore Antonio Ligabue,
prodotto da Rai Trade, Officina della Comunicazione e Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue.

Il film racconta lo stretto rapporto fra il pittore e la sua opera, indagata non solo in termini di valore artistico ma anche come frutto della sua travagliata vicenda umana e del particolare contesto geografico in cui ha vissuto e operato. Un narratore d'eccezione, Flavio Bucci (già Ligabue nell'omonima fiction Rai del 1977) condurrà attraverso i luoghi abitati dal pittore mettendo in contatto il suo passato e i ricordi che ha lasciato nelle persone che hanno fatto parte della sua vita, alternando al racconto anche i frammenti più significativi della fiction di cui egli è stato protagonista e i materiali di repertorio con Ligabue in persona.

Il film dossier "Antonio Ligabue: fiction e realtà",
diretto da Salvatore Nocita, verrà proiettato al pubblico a chiusura della sezione L'Altro Cinema | Extra il 22 Ottobre alle ore 18.30 nella Sala Petrassi.

sabato 17 ottobre 2009

Al Filòs








Prosegue fino al 31 ottobre '09 la magnifica installazione artistica "Al Filòs" di Veronica Montanino che,
attingendo all'antica tradizione contadina,
ci regala una sensazionale favola moderna...

VERONICA MONTANINO

Al Filòs
a cura di Gianluca Marziani

Filòs
è un’antica voce del vocabolario dialettale.
Andàr a filòs indicava il trascorrere la serata in casa
o nella stalla di qualcuno.
L’artista ha preso spunto da questa forma di socializzazione della tradizione contadina, caratterizzata da una parte dal racconto di fiabe, aneddoti, leggende, proverbi, canzoni e superstizioni, dall’altra dal lavoro manuale di donne che cucivano e filavano la lana, mentre gli uomini intrecciavano sedie, fiaschi, cesti di vimini. Passare il tempo ma anche tramandare una cultura in cui la gestualità dell’intrecciare, del tessere, del cucire, sia connessa al parlato, al racconto, al ritmo della socialità.
Il progetto di Veronica Montanino ascolta la cultura atavica del territorio, tessendo fili personali che ricostruiscono le lunghe linee comunitarie di Guastalla. Il contesto contadino, la solida tradizione padana e i caratteri peculiari del luogo diventano la grammatica con cui l’artista sviluppa una coerente sintassi visiva. Per farlo la Montanino usa vari linguaggi e li compenetra nel suo teatro installativo dalla forte carica emotiva. L’artista mescola sottili visionarietà e senso plastico in un incrocio tra natura femminile, folklore e fiaba, non perdendo di vista la pulsione urbana, il gioco infantile, l’autobiografismo filtrato.

Tutto ruota, idealmente e visivamente, attorno alla linea, radice del disegnare ma anche flusso fluviale, rettitudine morale, cammino verso orizzonti lontani. Per prima cosa l’artista perimetra la memoria della chiesa con una serie di mensole orizzontali, linee evidenti dentro la linea architettonica della planimetria sacrale. Sopra vi dispone oggetti attinenti alla tradizione e alla fiaba, al contesto della stalla, al mondo animale e vegetale, alle paglie intrecciate, al filare, cucire e ricamare. Un particolare rende gli oggetti tanto diversi quanto vicini: una verniciatura di nero che riveste la loro epidermide d’origine, unificando il contenuto di forme altrimenti disomogenee. L’opera murale ridefinisce l’identità dello spazio e delle comunità contadine che nel tempo hanno integrato la natura nelle abitudini quotidiane del popolo. Le mensole incarnano una ferita rimarginata nel nero, il taglio pulsante della memoria che resiste lungo la pressione del tempo odierno. Sono linee parietali per fermare lo scivolamento verso l’oblio, per rigenerare l’ombra dantesca degli oggetti selezionati. Brandelli di vita che, pur sommersi dal nero profondo, non scompaiono come gocce nel mare. Al contrario, si cementificano quali archetipi lungo il cammino del ricordo, conservano la poesia di quel passato utile che supporta la coscienza del giusto futuro.

Al centro dello spazio si stagliano alcuni parallelepipedi che circoscrivono il nostro sguardo nel cuore dell’installazione.
Chiusa dai moloch primordiali ecco una donna, seduta per terra, mentre avvolge e svolge, intreccia e annoda alcuni fili neri. Agisce con fare casuale e spensierato, quasi un’apparizione mistica nelle sue vesti nere che sconfinano come torrenti d’inchiostro scuro. A parte il volto chino e le mani in azione, tutto il resto è coperto da tessuti che si allargano attorno e oltre la sua carne, verso la pelle scarnificata del luogo. La figura tesse linee che scorrono e crescono, una specie di albero vivente che sviluppa radici e rami nel suo pathos tra memoria e costruzione.

Attorno alla donna ascoltiamo un’installazione audio che mescola voci, suoni concreti e astrazioni sonore. Un eterogeneo tappeto d’ascolto da cui spunta la narrazione di una fiaba della tradizione popolare di Guastalla, miscuglio antropologico tra “Pelle d’asino” (fiaba popolare francese di Charles Perrault) e “Cenerentola”.
A leggerla una voce d’autore (l’attrice Barbora Bobulova) che solidifica le frasi in una sorta di scultura sensoriale dagli echi ammalianti. Parole e rumori si trasformano così in oggetti invisibili eppure pulsanti, “arredando” lo spazio con un nuovo perimetro che “sentiamo” oltre la pelle del tangibile.

Le quattro linee portanti della mostra (mensole, parallelepipedi, corpo, voci) costruiscono una tessitura di pensieri e forme.
Sono una maglia che diventa struttura, un insieme di guide per circoscrivere il presente in uno schema di memorie concentriche.
Le singole linee rappresentano le esperienze individuali; l’insieme di linee costruisce gli schemi collettivi, le storie popolari, la tradizione che si rigenera nel racconto. Dalle linee crescono volumi coi valori universali dell’umanità, corpi invisibili che ragionano sulle tradizioni popolari, sul confine tra conservazione e progresso, sul legame tra natura e artificio. Temi morali che l’artista indaga con rispetto del territorio e delle culture comunitarie, intrecciando vari linguaggi per narrare emozioni mentre si raccontano storie.

Installazione sonora realizzata
in collaborazione con Mickhail Fasciano.

Dal 10 al 31 ottobre 2009
Chiesa Monumentale San Francesco
Strada comunale Giovanni Passerini _ Guastalla _ RE_

Mercoledì - Sabato - Domenica ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 18.30
Ingresso LIBERO

Info:
press@artsinergy.com
tel. 06 83512663

venerdì 16 ottobre 2009

Comunicazione a km zero












Sono comparsi anche per le strade della Bassa i manifesti di una nota azienda di tradizione artigiana che promuove la maestria emiliana nel settore delle paste all’uovo.
La singolarità è nell'approccio comunicativo che ricorrendo
al vernacolo (nel caso di specie, tipicamente reggiano) confeziona l'headline Vàca s'in bòun! per apostrofare un prodotto tipico
del territorio e racchiudere il senso del messaggio.
La traduzione dal dialetto è "Vacca, come sono buoni!"
(riferita ai cappelletti).
L'iperbole "Vacca" è accomunabile a: perbacco, accipicchia, perdiana, acciderba, tutte esclamazioni riconducibili ad una positiva affermazione di piacere.
In ragione della babele di dialetti italiani, la trovata (pur divertente) resta strettamente legata al proprio territorio di influenza linguistica, quindi comprensibile e apprezzabile solo da fruitori autoctoni. Ammirevole comunque l'esperimento che ricorre al dialetto e ne rivaluta la tipica rusticità e la colorita essenza, a tutto vantaggio dell'efficacia espressiva.

giovedì 15 ottobre 2009

Prima Giornata Nazionale AVO


















QUESTO BICCHIERE D'ACQUA
HA QUALCOSA DA RACCONTARTI


E' la storia di AVO, Associazione Volontari Ospedalieri,
che da oltre 30 anni e con più di 30.000 volontari e 240 sedi in Italia, offre sostegno e ascolto ai malati degenti e agli anziani ricoverati che ne hanno bisogno.

...Un lamento proveniente da un letto di corsia dell'ospedale del Policlinico di Milano, aveva attirato l'attenzione di un medico che stava attraversando un reparto. Era un pomeriggio dell'estate del 1975 e il professor Erminio Longhini, primario medico dell'ospedale di Sesto San Giovanni, si avvicinò al letto in cui giaceva una donna, che con un flebile ma insistente gemito continuava a chiedere un qualcosa di tanto semplice quanto indispensabile: un bicchiere d'acqua. Il professore vide che nessuno si era avvicinato per accogliere la sua richiesta. Le altre ricoverate erano indifferenti così come l'inserviente, che stava pulendo il pavimento al centro della sala. Quando il medico domandò a quest'ultima come mai non si preoccupasse di portare un po' d'acqua alla povera signora, la risposta fu: "Non tocca a me". Questa affermazione fece a lungo riflettere il professor Longhini e la sera stessa ne volle parlare ad un gruppo di amici, che proprio in quel periodo si ritrovavano regolarmente per cercare di dar vita a "qualcosa" che portasse solidarietà, aiuto materiale e sostegno morale a chi si trovasse nel bisogno.
Questo "qualcosa" si concretizzò nella risposta a quella domanda: "toccava a loro" creare un'associazione di persone che si sarebbero occupate di altre persone, più sfortunate, in condizioni svantaggiate, curate sì con professionalità e responsabilità, ma spesso in ambienti spersonalizzanti che le consideravano solo come "organi malati da curare" o peggio ancora come "numero di posto letto''...

Facciamo festa ai volontari nella

PRIMA GIORNATA NAZIONALE AVO
Sabato 24 ottobre 2009 a Guastalla

Ore 16.00 Palazzo Ducale: musica, intrattenimento,
giochi di prestigio e rinfresco

Ore 18.30 Santa Messa in Duomo
Ore 20.45 Teatro Ruggeri: la Compagnia Dialettale di "San Martino"
presenterà la commedia brillante "L'acumpagnament"

Info: www.federavo.it

mercoledì 14 ottobre 2009

Luoghi d'Acqua









In occasione di Book Days _ i giorni delle biblioteche _
si segnala l'appuntamento di:

CINEMATOGRAFIA DEL GRANDE FIUME
repertorio di film sul Po
a cura di Tullio Masoni

Sabato 17 ottobre alle ore 18.00
presso la Biblioteca Comunale di Guastalla

Info:BIBLIOTECA COMUNALE
Piazza Garibaldi, 1 Guastalla [RE]
biblioteca@comune.guastalla.re.it