mercoledì 31 dicembre 2014
mercoledì 24 dicembre 2014
sabato 6 dicembre 2014
Facciamoci contagiare dalla bellezza!
Torna il 7 dicembre #DomenicalMuseo, l'evento dove tutti i musei e le aree archeologiche statali saranno visitabili GRATUITAMENTE.
Occasione speciale per Mantova, che offre un doppio appuntamento con l'ingresso gratuito al museo di Palazzo Ducale e al Museo Archeologico.
Quest'ultimo edificio è inscritto nel perimetro di Palazzo Ducale ed è situato in quello che fu il Mercato dei Bozzoli di Mantova.
Materiali neolitici, dell'età del bronzo, etruschi, veneti, celtici, romani, longobardi, goti, medievali e rinascimentali, tutti provenienti dal territorio mantovano, Vi attendono.
C'è di che lustrarsi gli occhi!
mercoledì 29 ottobre 2014
I FANTASMI DELLA STORIA
Spettacolare percorso nei luoghi storici della città di Guastalla
L’assessorato alla cultura prova a mantenere alta l’attenzione al territorio ed alla storia locale e con l'evento I FANTASMI DELLA STORIA, sabato 1° ottobre 2014 dalle ore 21.00 punta in forma di spettacolo ad una divulgazione di emergenze storico culturali che appartengono alla città di Guastalla e propone avvenimenti disseminati ad arte sul percorso che si snoda tra i vari luoghi deputati: Palazzo Ducale, portici di Corso Garibaldi, Biblioteca Maldotti, Torre Civica, Teatro Comunale (esterno), nel retro della Chiesa di Santa Croce, sotto la statua Ferrante Gonzaga.
Quanto narrato, pur contenendo elementi di fantasia, recupera concretamente vicende storiche mediate da personaggi effettivamente esistiti.
Alcuni testi provengono dalla Biblioteca Maldotti, altri passaggi derivano da ricerche storiche dell’assessorato.
Trattandosi di una messinscena al di fuori di uno spazio teatrale, l’iniziativa (che coinvolge giovani e non solo, formatisi in laboratori e scuole di teatro) si propone come una inusuale opportunità di vivere una suggestiva esperienza culturale.
Ulteriore arricchimento alla manifestazione sarà apportato dalle coreografie a cura dell'Associazione Progetto Danza che attorno alle ore 22.30 concluderanno la serata anticipando il buffet di saluto.
Appuntamento alle ore 21.00 presso il cerchio di luce oltre la Croce del Volterra.
PARTECIPAZIONE GRATUITA
Gradita la prenotazione al numero 0522 838923-839755 entro venerdì 31 ottobre.
lunedì 15 settembre 2014
PAGINE DI STORIA
Non è un caso che l’affresco di
San Bernardino campeggi negli spazi della comunicazione realizzata da NatDesign per promuovere la presentazione del terzo volume della Storia
della Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla
In attesa della serata organizzata nella Basilica di Pieve di Guastalla per le ore 20.30 di giovedì 25 settembre 2014
...per appagare la curiosità potrebbero interessare le note a seguire, tratte dal testo di una ricerca storica condotta da Gianni Dallasta.
[...] L’affresco di san Bernardino, presente sul
secondo pilastro a destra del presbiterio della Basilica di Pieve, restaurato
nel 1995 in occasione del IX°centenario della Sinodo del papa Urbano II, era
stato catalogato dalla Sovrintendente ai Beni Culturali prof.ssa Augusta
Ghidiglia Quintavalle, come pittura emiliana del XV secolo.
La devozione a san Bernardino da Siena
risale più o meno a quel periodo: morto nel 1444 fu canonizzato agli altari nel
1450. Quale fosse stato il suo rapporto con la zona di Guastalla non è
documentato, anche perché non risulta che i francescani fossero stati presenti
un secolo prima della loro venuta presso il convento di San Giorgio (attuale
sede del cimitero urbano), anche se, data la sua presenza a Carpi, sembra che
nel 1418 abbia svolto missioni itineranti a Guastalla e Correggio.
La presenza dell’affresco, in quella locazione, non è giustificata. La chiesa era stata danneggiata e incendiata nel 1557 dagli Estensi che, non riuscendo ad abbattere le mura di Guastalla, da poco fatte erigere da Ferrante Gonzaga, si erano accaniti contro la basilica dove risiedeva la massima autorità della comunità: l’Arciprete con prerogative di Ordinario. Solo nel 1605 la chiesa fu definitivamente ricostruita in stile barocco.
Perciò l’affresco non poteva essere anteriore almeno alla prima metà del ‘500 ma doveva essere stato eseguito nel periodo della nuova edificazione. È il periodo della contesa tra l’arciprete don Lelio Peverari (in latino Piperarius) e Camilla Borromeo, vedova di Cesare Gonzaga e sorella di san Carlo, cardinale di Milano.
La contesa verteva sulle competenze della chiesa guastallese e degli introiti dei lasciti e benefici ecclesiastici.
La presenza dell’affresco, in quella locazione, non è giustificata. La chiesa era stata danneggiata e incendiata nel 1557 dagli Estensi che, non riuscendo ad abbattere le mura di Guastalla, da poco fatte erigere da Ferrante Gonzaga, si erano accaniti contro la basilica dove risiedeva la massima autorità della comunità: l’Arciprete con prerogative di Ordinario. Solo nel 1605 la chiesa fu definitivamente ricostruita in stile barocco.
Perciò l’affresco non poteva essere anteriore almeno alla prima metà del ‘500 ma doveva essere stato eseguito nel periodo della nuova edificazione. È il periodo della contesa tra l’arciprete don Lelio Peverari (in latino Piperarius) e Camilla Borromeo, vedova di Cesare Gonzaga e sorella di san Carlo, cardinale di Milano.
La contesa verteva sulle competenze della chiesa guastallese e degli introiti dei lasciti e benefici ecclesiastici.
Un certo Santino Santini, intorno agli
anni trenta del ‘500, in mancanza di eredi maschi, aveva lasciato un podere al
Consiglio della Comunità (in luogo ora denominato “Terre del Consorzio”) con
l’obbligo annuo di far celebrare un certo numero di messe e uffici funebri
all’altare del SS. Sacramento, pena la perdita del possesso e il suo passaggio
alla chiesa stessa.
Nella necessità di finanziamenti per la
corte di Guastalla e per la costruzione della chiesa dentro le mura della città
(quella che diventerà poi il duomo di Guastalla), non avendo ancora riscosso il
soldo dell’imperatore per il
servizio militare del marito Cesare, morto nel 1565, Camilla Borromeo si fa
dare, a titolo d’imposta, dal Consiglio della Comunità, la rendita del
beneficio Santini, utilizzato anche per l’istituzione del Monte di Pietà contro
gli interessi strozzini dei banchi fenerari degli ebrei. L’Arciprete, che aveva
negato l’autorizzazione di costruire il duomo o chiesa di san Pietro in
castello, essendo sua pontificia giurisdizione (aveva già concesso la
riedificazione della chiesa dell’Assunzione o dei Servi), reclamava la quota
per la celebrazione dei riti stabiliti con i proventi del Consorzio.
La querelle dura
parecchi anni: nel
frattempo il card. Borromeo manda dei suoi vicari (che in seguito
avranno modo di lamentarsi per le scarse risorse economiche) per la
pastorale e
l’Arciprete viene deferito all’Inquisizione per abuso di potere,
immoralità nel
confessionale e omosessualità. Contro le disposizioni del vescovo di
Reggio il
Peverari ricorre a quello di Mantova (sua città natale): viene arrestato
e
portato alla corte inquisitoriale di Bologna. Nel 1580 Ferrante II
Gonzaga,
dopo cinque anni di tiramolla sulle indennità spettanti, concede al
Peverari di
ritornare in sede.
Nel 1585, in seguito alla morte
dell’Arciprete, Ferrante II ottiene dal papa il decreto di istituzione del
Duomo come chiesa principale per la quale chiede un vescovo (dopo che gli
emissari a Roma avevano giurato che il Peverari, prima di morire, aveva
concesso la debita autorizzazione). Non potendo concedere un vescovo per le
scarse entrate della mensa vescovile, Ferrante viene accontentato con un Abate
al quale andranno tutti i titoli dell’Arciprete e al duomo tutti i privilegi
della chiesa guastallese, concessi nel passato dai papi Gregorio V, Urbano II,
Pasquale II e Innocenzo V. Per la mensa dell’Abate si avvarrà di qualche
beneficio della basilica di Pieve. Ferrante II, avendo alle sue dipendenze
Bernardino Baldi di Urbino, suo precettore, lo convince a completare la sua
cultura con gli studi teologici e a prepararsi all’ordinazione clericale.
Nel frattempo le chiese di Pieve e del duomo vanno di pari passo nel registrare nascite, matrimoni e morti all’interno della città, fino al 1588 quando Bernardino Baldi otterrà la nomina pontificia ad Abate.
Nel frattempo le chiese di Pieve e del duomo vanno di pari passo nel registrare nascite, matrimoni e morti all’interno della città, fino al 1588 quando Bernardino Baldi otterrà la nomina pontificia ad Abate.
In quel periodo lavorava a Guastalla,
ad affrescare il palazzo di Ferrante e il duomo, il pittore Bernardino Campi di
Cremona e i suoi collaboratori. L’Abate si fa ritrarre nella basilica ai piedi
del suo patrono san Bernardino da Siena, come benemerenza per i benefici
ricevuti per la mensa. L’affresco, secondo lo stile toscano (origine del Baldi)
dell’epoca, mostra un piccolo personaggio inginocchiato ai piedi del santo, con
la berretta rossa da monsignore in mano. Lo stile pittorico è molto simile a
quello delle opere del Campi che si possono ammirare a Viadana, Reggio Emilia e
Cremona.
Poiché le opere di Bernardino Campi,
esistenti nel palazzo Gonzaga, sono state annullate nei secoli successivi, a
Guastalla rimane ancora questa sua presunta (e ragionata) opera, a
testimonianza di una nuova forma di governo ecclesiastico della diocesi di
Guastalla: da Arcipretura ad Abbazia.
Nel 1828 l’ultimo Abate Giovanni
Neuschel, diventato vescovo di Guastalla, su interessamento di Maria Luisa
duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, per la mensa vescovile ricorrerà
ancora una volta ai benefici della basilica di Pieve. In cambio del beneficio
commissiona una tela per l’ancona dell’altare di sant’Antonio abate al pittore
guastallese Antonio Gualdi.
Con la ristrutturazione della basilica degli anni 1925/30 l’altare è stato demolito e la tela riposta in altro luogo.
Con la ristrutturazione della basilica degli anni 1925/30 l’altare è stato demolito e la tela riposta in altro luogo.
lunedì 30 giugno 2014
Sonorità dimenticate della musica da ballo emiliano-romagnola
Dalle ore 21.30 di mercoledì 2 luglio 2014, l’incantevole Villa Pollina di San Sisto di Poviglio (eccezionalmente aperta al pubblico per lo spettacolo) ospiterà l'imperdibile appuntamento tra note e tradizione: Concerto BAGNOLI, organizzato in collaborazione con il Festival TacaDancer Quando la trasgressione era ballare abbracciati, manifestazione itinerante e regionale curata dall’omonima Associazione reggiana e dedicata al recupero della musica da ballo emiliano-romagnola.
Interpretata da I Violini di Santa Vittoria, la performance sarà impreziosita da brevi narrazioni legate alla nascita dell’ensemble e, soprattutto, a una delle più belle pagine musicali della nostra Regione, che ha ispirato la costituzione del gruppo oltre un decennio fa: la tradizione dei Cento Violini, caratteristica della frazione di Gualtieri (RE) che dà il nome alla formazione.
Davide Bizzarri (Primo violino), Orfeo Bossini (Secondo violino e narrazione), Roberto Mattioli (Terzo violino), Ciro Chiapponi (Viola) e Fabio Uliano Grasselli (Contrabbasso) conquisteranno gli applausi povigliesi accompagnando gli spettatori in un viaggio alla scoperta del movimento che ha originato le composizioni oggi conosciute come Liscio, pratica musicale da ballo attiva già all’inizio del XIX secolo tra le province di Reggio Emilia, Parma e Mantova.
L’appuntamento – GRATUITO – dell’ottava edizione del Festival è promosso dagli Assessorati alla Promozione del Territorio e alla Cultura del Comune di Poviglio.
BUON DIVERTIMENTO!
Ulteriori informazioni sulle pagine on-line di www.tacadancer.com
Foto di apertura © Roberto Masotti
martedì 24 giugno 2014
Santa Vittoria dei Braccianti
Donenica 29 giugno, ore 18.30
Storie di musica, amore e libertà.
HAPPENING a Palazzo Greppi
Santa Vittoria (RE)
Nei primi decenni dell'Ottocento si diffondono nelle campagne emiliane nuovi balli di origine popolare. Sono i valzer, la mazurca e la polka. Nasce il liscio e a Santa Vittoria di Gualtieri (RE) lo si suona con gli strumenti ad arco, in piccoli gruppi di orchestrali di cinque elementi. Questo pccolo borgo di braccianti, fieri e socialisti, assume i contorni della leggenda diventando in poco tempo nella grassa immaginazione degli uomini della Bassa: Il Paese dei Cento Violini.
Per tutti voi che ci leggete, una godibilissima anticipazione di genere curata da:
I VIOLINI DI SANTA VITTORIA
Concerto Bagnoli
"L'incredibile storia dei violinisti braccianti di Santa Vittoria"
Per saperne di più, c'è il sito www.violinidisantavittoria.com
Per ulteriori utili informazioni sull'HAPPENING, contattare: Comune di Gualtieri 0522 221811
Ass. I Violini di Santa Vittoria info@violinidisantavittoria.com
venerdì 9 maggio 2014
Gli gnocchi ritrovati
A solo una manciata di ore dall'inizio della GNOCCATA a Guastalla, estratto dalla pubblicazione che le rende omaggio, riproponiamo un contributo testuale che della Festa ne racconta l'origine e i suoi autentici protagonisti.
Definita la “tassa della disperazione”, l’imposta sulla macinazione del grano e dei cereali (entrata in vigore il primo gennaio 1868) oltre a scatenare per protesta la chiusura dei mulini e le violente rivolte in tutto il Paese (peraltro represse con durezza dall’intervento dell’esercito), innescò una grandissima conflittualità tra fisco, mugnai e contribuenti, per il meccanismo farraginoso sul quale si basava: il contribuente pagava in base al peso dei cereali portati al mulino, secondo tariffe diverse per i vari cereali (da un minimo di 50 centesimi al quintale per le castagne a un massimo di 2 lire al quintale per il grano).
Il mugnaio, in qualità di “esattore della tassa”, passava al fisco una quota corrispondente al numero di giri effettuati dalla ruota macinatrice, rilevato da un contatore meccanico a essa applicato, ma stabilire il rapporto tra giro di macina e quantità macinata era complesso e provocava infinite contestazioni da parte dei mugnai.
Insieme ad altri provvedimenti fiscali, la legge contribuì a risanare le finanze pubbliche ma ebbe ripercussioni gravissime sulle classi popolari colpite nei consumi più elementari: il prezzo del pane e dei suoi derivati subì infatti un forte aumento e restò invariato anche dopo l’abolizione della tassa nel 1884.
Da quei presupposti in cui sembra essere nata la Gnoccata, come festa di piazza e di popolo, ai nostri giorni il passo è identico.
Cronache di tempi passati verrebbe da pensare, se non fosse che ieri come oggi, la storia si ripete e non può che annotare il rinnovato e diffuso malcontento delle classi sociali sempre più impoverite dalle perpetue manovre per il pareggio di improbabili bilanci.
Quest'anno la Gnoccata si ripropone a Guastalla nei giorni 10 e 11 maggio ...come una festa liberatoria, giusto per tirar fiato e divertirsi nuovamente all'insegna dello sberleffo e della pancia piena.
Ho pensato in più occasioni a come doveva essere stata la prima volta della manifestazione, che nel tempo sarebbe entrata di diritto nella tradizione. Poche centinaia di persone in luogo delle migliaia attuali. Festa "alla buona" con tutti protagonisti, senza gli spettatori dei nostri giorni. Nessun obbligo di legge per l'approvvigionamento di gnocchi di patate solo presso aziende certificate (esigenze di tracciabilità del prodotto), ma rasdóre impegnate a sbracciarsi sul tolèr per dar forma ai veri protagonisti della festa: gli gnocchi.
Per darvi un'idea di quali potessero effettivamente essere gli gnocchi di quella prima grande mangiata collettiva, ho pensato bene di riproporli (vedi foto) attingendo alla semplice ricetta diffusa all'epoca tra le famiglie mugnaie. Niente patate, solo farina di grano tenero impastata con l'acqua bollente in modo da ottenere un impasto consistente, grazie all'azione del reticolo glutineo formatosi proprio mediante l'uso dell'acqua calda.
Fatta la fontana sul tolèr inizierete ad aggiungere l'acqua bollente non salata e lavorerete l'impasto energicamente fino a farlo diventare liscio. Raccoglietelo a palla e mettetelo a riposare per circa un'ora in una zuppiera coperta con un canovaccio. Poi, prendete man mano dal panetto un po' di pasta che allungherete a forma di bastoncino. Riducete i bastoncini in pezzetti lunghi circa tre centimetri e trascinateli sulla spianatoia con le tre dita medie esercitando una pressione tale da renderli ben incavati. Con le dita, allontanateli man mano in un angolo del piano di lavoro cosparso di farina. Una sbollentata in acqua, salata solo poco prima della risalita a galla degli gnocchi, e poi via con il tradizionale condimento: passata di pomodoro con fagioli borlotti, patate e cipolla.
Questo tipo di gnocco, grazie alla sua particolare forma, è in grado di trattenere al suo interno una golosa quantità di sugo.
Ciò scritto, mi è venuta fame. Conquistato dagli gnocchi di ieri e tentato da
quelli di oggi …non mi resta che sacrificarmi per entrambi.
Buona Gnoccata a tutti!
Donato Natuzzi
#FoodHunter
#FoodHunter
Annotazione finale:
Con riferimento alla preparazione degli gnocchi, si consiglia
vivamente la visione dello straordinario video "I
gnocchi di Teresa - Arviter documenti" che testimonia la manualità di Teresa Padova, figlia (recentemente sconparsa) di uno dei tanti mugnai
del Po e considerata l'ultima ambasciatrice degli gnòc a la mulinèra,
un piatto povero caratteristico di tutte le famiglie mugnaie che popolavano le
sponde del Po.
venerdì 28 marzo 2014
La Bassa come non l'avete mai vista. E non solo...
Alle ore 17.30 di sabato 29 marzo 2014 l'aperitivo letterario DICIASSETTETRENTA propone una inusuale visione della fotografia.
Attraverso la tecnica all'infrarosso, Giorgio Andreoli ha rielaborato la normalità senza alcun artifizio digitale. Solo nuovi occhi per svelare
e stupire con le emozioni della realtà.
Negli spazi della Libreria del Corso
presentazione di iBLU il libro di “clic”
del fotografo Giorgio Andreoli.
Daniele Daolio e Tiziano Soresina
dialogheranno con l'autore.
Evento realizzato in collaborazione con
Biblioteca Comunale Guastalla
Libreria del Corso
Corso Prampolini
Guastalla (RE)
info 0522 835341
ENTRATA LIBERA
martedì 18 marzo 2014
REGGIO EMILIA in un libro
Raccontare
un luogo, ricercarne l’identità più vera e profonda rappresenta
una sfida con
la quale si misurano le opere degli artisti di ogni tempo: dai
mosaici agli
affreschi, dai disegni alla fotografia. Nei loro lavori si
coglie l’ansia di
scoprire quell’anima che i romani veneravano come Genius Loci.
Reggio
Emilia rappresenta, in tal senso, una sfida nella sfida. Per
comprendere la sua
personalità, infatti, è necessario un esercizio fondato sulla
ricerca, sul
ragionamento e sulla contemplazione. Reggio Emilia è discreta,
non parla di sé
e, dunque, chiede d’essere scoperta. Qui nulla è scontato,
niente è di facile
lettura e molto di quanto appare è diverso da ciò che è.
La
città è un
gioiello autenticamente padano: il risultato di una lenta ma
inarrestabile
evoluzione plurimillenaria nella quale arte e architettura hanno
trovato
sostegno nella virtù dell’intraprendenza.
L’occhio,
il cuore e la sensibilità di Gianfranco Levoni hanno saputo
indagare e
comprendere questa realtà cogliendone
l’aspetto più emblematico: la sua
capacità di reinventarsi nel tempo.
La
Reggio preistorica, romana (il famoso Gromae locus sulla Via
Emilia del 187
a. C.), medievale, barocca, risorgimentale e contemporanea (le
avveniristiche
Vele di Calatrava) che ne offrono un’immagine postmoderna,
scorrono come tante
diapositive di un
sapiente film
d’epoca, alternando il bianco e nero degli esterni al colore
intenso degli
affreschi della Madonna della Ghiara o dei capolavori di celebri
artisti che
certo non assunsero la notorietà del Mantegna ma che pure si
chiamano
Correggio, Guercino, Vigarani.
Sabato 22 marzo 2014 ore
17.00
Conversazione con l’autore GIANFRANCO LEVONI
Conversazione con l’autore GIANFRANCO LEVONI
Museo Diocesano
Sala conferenze, via
Vittorio Veneto 6
Reggio
Emilia
L'invito
ad
immergersi in un’opera che conduce alla riscoperta di Reggio
Emilia,
ritratta poeticamente e storicamente, fondendo rigore
stilistico e passione documentaria.
Gianfranco Levoni
REGGIO EMILIA
ArtestampaArte
ISBN: 9788864622170
ISBN: 9788864622170
sabato 15 marzo 2014
L'impasto vellutato che faceva la differenza
Questa confezione rimane l'ultimo segno ancora tangibile dell'esperienza produttiva di un'azienda di 52 dipendenti che dai tempi del boom economico era attestata tra i principali produttori d'Italia per tagliatelle e pasta all'uovo in genere.
Prima duramente colpita dal terremoto del maggio 2012 poi stroncata dalla crisi di liquidità già in atto, dovuta sia per le politiche commerciali della grande distribuzione (alle prese con la drastica contrazione dei consumi), sia per i rincari delle materie prime e la marginalità di guadagno compressa, è stata lasciata irrimediabilmente abbandonata al suo destino scrivendo una delle tante storie di regresso industriale che purtroppo costellano il territorio della Bassa e l'intero paese ITALIA.
La famiglia Dallari di Fabbrico (Reggio Emilia) è stata per oltre due secoli maestra dell'ARTE BIANCA, l'antico mestiere del mugnaio.
Dal 1947 ai nostri giorni, Dallari ha prodotto pasta all'uovo di alta qualità, in virtù di un impasto finemente lavorato ed una essicazione a bassa temperatura con una particolare cura alle materie prime: espressione della migliore semola scelta con la sapienza del grande mugnaio e delle uova fresche provenienti esclusivamente da allevamenti italiani di galline alimentate con mangimi naturali.
Tutti fattori determinanti della spiccata porosità e fragranza della pasta Dallari che l'hanno resa sempre e immediatamente riconoscibile per il suo colore giallo naturale.
Una tradizione che ora non c'è più.
domenica 26 gennaio 2014
Una data di cui prendere accuratamente nota
Solo due giorni separano dall'appuntamento che fissa in martedì 28 gennaio la data di presentazione del restauro delle absidi rinascimentali della Cattedrale di Reggio Emilia.
Si affacciano su uno dei luoghi più suggestivi e amati della città: sono le absidi del Duomo reggiano che quasi fanno da contrappunto all’elegante facciata settecentesca della basilica del patrono.
La costruzione delle absidi del Duomo venne promossa a partire dagli ultimi anni del XV secolo dal vescovo Bonfrancesco Arlotti, che pose mano a un vasto intervento di restauro e ampliamento della chiesa, rimasto incompiuto alla morte del prelato nel 1508. Vennero così realizzate opere che modificarono anche le quote del presbiterio interno, con il rifacimento parziale della stessa cripta.
Le solenni absidi si presentano come un interessante episodio legato cronologicamente al significativo momento storico in cui nell’Italia padana cresce l’apprezzamento per la cultura artistica e architettonica di gusto antiquario, grazie all’influsso di artisti centro italiani e lombardi. Con la basilica di San Prospero realizzata nel ventennio successivo, le absidi della cattedrale rappresentano, infatti, un primo banco di prova per l’aggiornamento della cultura architettonica reggiana, che nella seconda metà del Quattrocento è ancora saldamente ancorata a modelli tardo gotici.
Pur in mancanza di prove documentarie, è plausibile ascrivere la paternità delle absidi all’architetto milanese Cesare Cesariano, presente a Reggio tra il 1495 circa e l’aprile 1508, noto per il suo commento a Vitruvio.
Scopo prioritario dei lavori di restauro è stata la conservazione dei paramenti murari delle absidi cinquecentesche che non mancavano di evidenziare sofferenze delle finiture e degli apparati decorativi, pesantemente alterati da interventi dei secoli scorsi.
Il cantiere, in cui hanno operato maestranze qualificate sotto la direzione dell’arch. Mauro Severi e del suo collaboratore arch. Giancarlo Grassi e l’alta sorveglianza esercitata dalla Soprintendente Paola Grifoni e dal funzionario Elisabetta Pepe, ha consentito di meglio conoscere l’edificio nella sua storia e di riscoprire i pregevoli ornati in cotto, di ascendenza ferrarese e lombarda, le tracce del loro originario tinteggio a colori vivaci, l’elegante fregio affrescato a grottesche che ornava il cornicione delle tre absidi e di cui si conservano pochi lacerti, ora finalmente visibili anche dal basso.
L'appuntamento è alle ore 17.00 nel coro della Cattedrale dove interverranno: il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca; Ettore Pietrabissa direttore generale di ARCUS S.p.A.; Fabio Storchi presidente del Comitato per il restauro della Cattedrale; Uberto Spadoni assessore del Comune di Reggio Emilia; Carla Di Francesco direttore regionale per i beni culturali e il paesaggio; Paola Grifoni soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici di Bologna Modena Reggio; Mauro Severi progettista e direttore dei lavori di restauro; mons. Tiziano Ghirelli direttore dell’ufficio diocesano per i beni culturali.
A seguire, alle ore 18.30 circa, Piazza San Prospero sarà illuminata da un inedito “incendio” della cupola della Cattedrale, grazie ai giochi pirotecnici di luci e fuochi proposti dalla ditta Piromania di Reggio Emilia, evento che avrà come sottofondo musicale i brani del Quintetto di Ottoni della città. Si tratterà di uno spettacolo certamente di grande suggestione con cascate di luci e scintillanti comete che daranno una particolare suggestione visiva ai volumi architettonici orientali del Duomo reggiano.
martedì 7 gennaio 2014
CAMPAGNA SOCI 2014
ASSOCIARSI è l'azione più semplice per consolidare la propria relazione con il territorio della Bassa e per integrare con nuove energie l'impegno di chi già si prodiga alla sua tutela
e promozione.
Per maggiore chiarezza nei confronti di quanti chiedono informazioni sulla modalità di iscrizione all'Associazione Culturale L'Argine Maestro
il suggerimento è quello di rivolgersi
alla signora Elena, presso la Libreria del Corso,
e perfezionare la semplicissima procedura
con la sottoscrizione dello specifico modulo per la richiesta di ammissione a SOCIO e il versamento
della quota annuale di 20,00 euro.
Libreria del Corso
Via Prampolini
Guastalla (Reggio nell'Emilia)
0522 835341
mercoledì 1 gennaio 2014
Grandi AUGURI a tutti!
Che l'alba del nuovo anno
sia di buon auspicio
per vivere l'intensità di almeno
Duemila14 magiche emozioni.
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