Mario Daolio, guastallese, classe 1930, ne ha di cose da raccontare, storie di vita e di passione artistica. Emigrato in Francia nel 1949, come tanti figli della nostra terra, da una Guastalla (rurale e scarsamente industrializzata) uscita impoverita dalla guerra. Sollecitato da una sorella, andò, a Nancy dove lavorando a bottega apprese il mestiere del verniciatore di mobili. Un mestiere che qualcosa di artistico ha: scelte cromatiche, uso dei pennelli, senso del bello, Così tra vernici, colori e quadri da incorniciare, Mario sviluppò la passione per l’arte ed in particolare per la pittura. È un puro autodidatta; acquistò libri e quando non poté farlo, per mancanza di denaro li consultò, vide stili classici e contemporanei, osservò e si sperimentò alla ricerca di una propria via e un proprio stile. Dopo 8 anni di “esilio” ritornò nella città natale portandosi l’esperienza ed il mestiere di verniciatore e di corniciaio, ma soprattutto quella passione, nata spontaneamente, per il bello e per l’arte.
Aprì una sua bottega e parallelamente alla professione iniziò a dipingere paesaggi, ritrarre persone, rappresentare cose.
La sua è spesso una pittura dal vero, nel solco degli impressionisti.
Quante volte lo abbiamo visto con il cavalletto
e la cassetta dei colori legati con un elastico al motorino, percorrere il viale che porta a Po o su qualche carraia immersa nella campagna, alla ricerca di angoli da fissare sulla tela o sui fogli da disegno. Amante della natura selvatica lo si sé visto sulle rive dei fossi a raccogliere i “luartis”, gustosi asparagi selvatici, o a ricercare le punte
di ortica per ottenere inimitabili tortelli verdi.
Ma la sua bottega di fronte al teatro, aperta fino a poco tempo fa, è qualcosa di straordinario a metà fra l’atelier e il luogo di ritrovo
Un coacervo di cose: pennelli, tavolozze, colori, cornici, vernici, sedie impagliate, cavalletti, specchi, bottiglie, bicchieri, quadri alle pareti, libri d’arte aperti o accatastati e armadietti che pare nascondano pozioni miracolose, addossata alla parete, sul lato sinistro dell’ingresso, troneggia poi una grande stufa a legna che dona
al tutto un senso di calore e naturalezza d’altri tempi. Ed il tempo pare si sia fermato in quel luogo che affascina il visitatore ed il turista affacciandosi fotografa tra la curiosità e lo stupore.
Ma quella non è solo una bottega è un luogo d’incontro, di socialità dove tra un bicchiere
di rosso ed un caffè escono i ricordi: si parla di quotidianità, di politica, di pittura ed è in quel luogo dove si ritraggono gli amici e i personaggi
di una piccola comunità.
Altri pittori, altri appassionati del bello, ma anche amici e gente comune si confrontano con Mario, portano i loro quadri, li fanno incorniciare
e intanto cercano una valutazione estetica.
Daolio è sempre accogliente chiama all’interno
di quella bottega chi passa sulla via e dalla porta sempre aperta da primavera ad autunno escono risate e dialoghi serrati che terminano in giocose espressioni dialettali.
Tutto questo ora non esiste più. Mario ha chiuso la bottega, ma ne conserva la memoria come anche noi del resto.
Un pezzo di storia che rimane nell’uomo e nelle sue opere. Opere in bella mostra da committenti, amici ed estimatori.
Un tassello che con altri compone la fertile vicenda artistica di Guastalla.
I Paesaggi
La rappresentazione del paesaggio padano è particolarmente presente nelle opere di Mario Daolio. Il tema è circoscritto ad una sistematica raffigurazione di casali, qualche pieve e rari scorci di paese. La tecnica usata è varia, dall’olio, al pastello alla matita all’acquerello, in una visione diafana, quasi onirica. I contorni sono scarsamente definiti con colori astratti che ci ricordano i paesaggi di Morandi. Gruppi di case, con macchie di verde, covoni di fieno, strade polverose, quasi mai la presenza dell’uomo;
si respira un senso di solitudine di abbandono metafisico; i colori man mano si trasformano
nel tempo, dal naturalismo delle prime opere
ad accesi, per trasformarsi poi in un monocromo inquietante, livido dettato da sofferenze
ed emozioni.
Nature morte
Frutta, vasi di fiori, composizioni morandiane con bottiglie e bicchieri, pannocchie, zucche, sospesi in piani indefiniti dove l’occhio è catturato dalla composizione, in uno spazio senza linee che racchiuda o sostenga l’oggetto narrato. È una chiara evoluzione che cogliamo nelle varie nature morte, dalle prime descritte cromaticamente con precisione ad una successiva e costante perdita di definizione quasi diafane acquose, come se sull’immagine fosse piovuto e quella pioggia
ne avesse deformato i contorni. I fiori poi sono macchie di colori che rimandano, ad echi impressionisti nella loro forza compositiva.
I Ritratti
Intensi, emotivamente descrittivi, dal sapore espressionista, dove la somiglianza è anche rappresentazione interiore; i ritratti di Mario Daolio sono realizzati con tratti nervosi in monocromi rosso sanguigna, carboncini, matite, pastelli. La tecnica va oltre gli strumenti, le dita diventano pennello e matita. I personaggi sono guastallesi che appartengono alla memoria collettiva. I tratti accentuati ne segnano
i caratteri ed in alcuni casi i volti svaniscono,
per diventare astrazione.
Testo di Fiorello Tagliavini
Immagini di Donato Natuzzi
Mario Daolio
Sguardo d’artista - Dipinti e disegni
dal 5 ottobre al 3 novembre 2013
Palazzo Fracassi
Corso Garibaldi, 33
Guastalla (Reggio Emilia)
MOSTRA PROROGATA FINO AL 25 NOVEMBRE
Orari di apertura:
Mercoledì, Sabato e Festivi
10.00/12.30 - 15.30/18.30
Info: Ufficio Cultura 0522 838923
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