martedì 16 settembre 2008

Salva con noi la cultura della tua terra


Ne ho conosciuto tanti, di vecchi, a partire dai miei nonni.
Gente pratica, di poche storie, portatrice di belle storie e di brutti ricordi, sempre e comunque cose da raccontare a quelli che di anni ne contavano parecchi di meno. Era trasmissione di un pensiero minimo ma grandioso, era dolce infusione di civiltà. La loro, la nostra.
Gente della Bassa.
Ora questi portatori stanno venendo meno, uno alla volta, in silenzio. E con loro sta cambiando l’ambiente, il paesaggio e muoiono anche le case che li ospitarono, trasformate o abbattute e scompaiono tracce della nostra storia, si affievolisce il suono della loro parlata, mediata da voci diverse e stonate. Ho visto con stupore che anche le opere d’arte sono conservate ma senza essere valorizzate, che le chiese si chiudono alla visita e muoiono anch’esse.
E allora mi rendo conto che, finita certa gente che ormai è vecchia anche i miei cappelletti non saranno più gli stessi come quelle coppie di pane nostrano che sanno di strutto e non della farina schietta mutata in pane dall’acqua e dal fuoco.
Posso allora essere complice di questa morte? Devo essere io ad accompagnare stancamente per l’ultimo viaggio il seme rimasto della cultura del luogo in cui sono nato e vivo? Voglio essere colui che non trasmette nulla ai propri figli perché nulla ha saputo conservare e ora ha poco da dire?

daolio@arginemaestro.org

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