martedì 20 gennaio 2009

Parolacce nel linguaggio comune...














La nostra era ha sdoganato le parolacce, le volgarità, gli insulti.
Il fenomeno è universale. In Italia lo si riassume col "vaffa".
Basta sintonizzarsi su una stazione radio, su un canale televisivo o navigare su internet, dove blog, commenti ai blog e chat-line ne sono infarciti, per rendersi conto delle dimensioni del problema. Al punto che ormai, per la stragrande maggioranza, non è più un problema.

Non è una questione di etichetta. Questo tipo di linguaggio danneggia la nostra cultura. A cinque anni i bambini ripetono quello che ascoltano in tivù e il modo di parlare di questo passo diventerà sempre più trito, volgare, banale.

Anche dalle scuole giungono segnali d'allarme: influenzati da tivù
e media (o influenzando tivù e media?), i giovani parlano sempre peggio, infarcendo sempre di più il discorso di "parolacce".
Siamo sicuri che un linguaggio simile sia davvero liberatorio, moderno, accettabile?

Un sondaggio pubblicato dal Daily Express, tuttavia, sembra indicare che è troppo tardi, almeno per gli inglesi. Soltanto l'otto per cento degli interpellati si dice offeso dalle parolacce.
Il settantotto per cento ammette di dirle non perché sia arrabbiato per qualche motivo, ma così, senza alcuna precisa ragione.

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